Murali, spatacchie, chiodi e martello da carpentiere per iniziare.
In questo modo veniva costruita una impalcatura alta poco più di mezzo metro. Un lavoro importante per le sue dimensioni. I primi presepi potevano misurare quasi cinque metri di larghezza per due metri e mezzo di profondità.
Dopo aver costruito l’intera impalcatura, cioè la base sulla quale doveva poggiare il presepe, con altro legno seguiva la preparazione di quelle che sarebbero state le grotte, le strade, monti, salite e discese. Veniva così preparato lo scenario del futuro presepe.
La fase successiva mi piaceva molto.
Teodoro veniva aiutato da Giacomo, uno dei fratelli Micaletti. Anzi fu proprio lui ad insegnare a Teodoro la tecnica di esecuzione che tra poco verrà descritta.
Così inzuppati venivano posati sui legni delle grotte, sulle strade e così via, lasciandoli grinzosi, lasciandoli così come cadevano e presto il gesso faceva la sua parte: si induriva velocemente e già ci si trovava davanti a quello che sarebbe stato lo scenario del presepe che era stato progettato.
Mancava ancora qualche tocco di colore, mica lo si poteva lasciare tutto bianco; polvere colorata cadeva qua e là sui monti e sulle strade e poi gli alberi e poi i personaggi, le luci, gli animali e poi finalmente la grotta dove sarebbe stato sistemato il Bambino nella sua paglia. La Madonna e Giuseppe intorno a Gesù, con il bue e l’asinello.
Era veramente bello. I presepi di Jaddico erano tra i più belli della città, partecipavano ad una selezione e non poche volte vennero premiati.
Cosa accadde!?
Accadde in quei mesi invernali, in orari scomodi, quando il Santuario era deserto, che uno sconosciuto faceva visita al Santuario. Dalle cassette delle offerte mancavano i soldi.
Poiché era sorto questo dubbio, Teodoro metteva nelle cassette delle offerte banconote proprie che aveva segnato.
La sera, come ogni sera si faceva, Antonio Consales assieme ai Servi della Madonna aprivano le cassette ma le banconote che Teodoro aveva messo non c’erano più.
L’apertura delle cassette era un rito. Nel raccogliere i soldi ci si faceva una idea di quanto c’era, di quanto veniva raccolto e davanti a banconote importanti si esultava.
Tutto serviva per andare avanti, per la rifinitura della chiesa, per tanti lavori che facevano parte dei progetti dei “Servi della Madonna”. I marmi, i lampadari che poi furono realizzati da Bepi Zanchetta, i servizi igenici, ma anche un luogo con i giochi per trattenere i bambini. In questo modo per le giovani famiglie era più facile partecipare alla messa nelle belle giornate di domenica.
Ma torniamo a noi. I soldi mancavano. I soldi segnati non c’erano più.
Teodoro una sera, era tardi, molto tardi, all’insaputa di tutti si nascose sotto il presepe.
Quell’anno era stato fatto nella parte alta della chiesa, dove oggi c’è la statua della Madonna. Potè infilarsi sotto il presepe perché l’impalcatura dove poggiava il presepe, come abbiamo già detto, era alta mezzo metro e poi i bordi erano chiusi attraverso un drappo, una stoffa pesante che giungeva sino a terra.
Rimase lì nascosto, nel silenzio di quella tarda ora ad aspettare. Era notte, finchè si presentò questa persona. Quando quest’uomo iniziò a maneggiare intorno alle cassette delle offerte, Teodoro uscì dal suo nascondiglio e lo affrontò.
Questa persona fu denunciata, ma in un momento successivo, per non mettere in difficoltà la sua famiglia, la denuncia fu ritirata.
I Servi della Madonna, con in testa Mario, Ugo e Antonio Consales, quando seppero di questa cosa, rimproverarono Teodoro per il rischio che aveva corso, perché quella persona avrebbe potuto reagire e le cose si sarebbero potute mettere male.
Lo fecero pur sapendo che Teodoro era fatto così. Teodoro aveva affrontato quella situazione anche se questo lo poneva in una posizione di rischio, lo fece perché era coerente con i propri valori morali anche di fronte a difficoltà e rischi.



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