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 Servi della Madonna di Jaddico APS

Dimmi quello che vuoi e mi farò servo tuo”! Questo papà disse alla Madonna.

Che parole forti”, pensavo io, ragazzo di 11 anni e mezzo, “che modo esagerato di esprimersi”, ma mai ho rivelato questi pensieri.

Oggi dico che quello era il più bel modo di rivolgersi alla Madonna per dare la propria, completa disponibilità: mettendosi al servizio di Lei, e di conseguenza al servizio dei propri fratelli.

Foto 5 - I Servi della Madonna di Jaddico, accompagnati dalle mogli, parenti, amici.

I "Servi" si distinguono perché portano al petto una coccarda di stoffa arricciata, circolare, con al centro la medaglietta della Madonna Immacolata.

Questo il distintivo dei “Servi della Madonna”: una semplice coccarda.


Foto 6 - La coccarda di Teodoro D’Amici


Foto 7 – Il retro della coccarda

L’art. 17 dello Statuto della Pia Associazione dei Servi della Madonna APS, la descrive così: “Il segno distintivo degli associati consiste in una coccarda circolare a raggiera, di seta azzurro-chiaro, al cui centro è fissata una grande Medaglia miracolosa in argento.” Detto distintivo viene portato da tutti i soci, all’occhiello sinistro della giacca, durante le funzioni religiose in onore della Vergine, nell’interno e all’esterno della Chiesa.

La medaglietta raffigura la Madonna, con le mani all’ingiù. Sono disegnati i raggi che escono dalle mani della Madonna.

Tutto intorno, si legge: “Maria sine labe originali concepta intercede pro nobis

Non solo “mi farò servo tuo”, ma, quando si è visto circondato da un gruppo di uomini animati dall’amore per la Madonna, questo gruppo si è costituito in associazione, sotto il nome di “Pia Associazione dei Servi della Madonna”.

Prima dei fatti di Jaddico, queste persone non si conoscevano, almeno non tutte. E ogni sera questi uomini, con le mogli e i figli, tutte le sere, andavano a Jaddico, a pregare. Serate di tempo buono ce ne saranno state, ma non si sono preoccupati delle serate invernali, del freddo, del vento, dell’acqua, visto che i fatti iniziarono a luglio del ’62 e finirono nel maggio successivo. Hanno pregato anche tutto l’inverno e unico loro riparo è stata una protezione di legno, una baracca, chiusa solo su tre lati. Quell’anno nevicò.


Foto 8 - Anno 1962 - Partendo da sinistra: Angelo Tafuri (?) - D'Amici Teodoro - Consales Ugo.

Si possono notare la costruzione in legno, dove nelle tarde ore della sera i fedeli, si riparavano durante la preghiera. Ancora, a destra, si notano i passamano della scala in legno che si percorreva per portarsi alla quota più bassa, che consentiva di raggiungere il muro.

“Coprimi, ho freddo”. Questo aveva detto la Madonna a papà. Ma come fare? Coprimi, in che modo? Se su quel muro c’è l’affresco della Madonna col Bambino, “coprimi” vuol dire fammi, costruiscimi una Chiesa! Beh, non si può decidere e fare: bisogna dar conto alle autorità religiose, alla Curia, alle autorità civili, all’ufficio urbanistica di Brindisi.

Ricordo alcune parole di Mario Consales, rivolte a papà, in mia presenza, un incoraggiamento: “Non ti preoccupare, ora noi facciamo fare un progetto e iniziamo a costruire; chi ci può vietare di costruire un capannone? Diremo che è un capannone, uno stabilimento, così iniziamo, poi, man mano, portiamo avanti questo discorso anche con la Curia”.

Naturalmente, per tutto questo, si preoccuparono subito di chiedere l’autorizzazione al Vescovo, alla Curia Arcivescovile.

Si adoperarono con energia, affinché tutto procedesse nel modo più regolare e più corretto possibile. Infatti il Vescovo diede subito il suo parere favorevole affinché i lavori della costruzione della chiesa avessero inizio.



Foto 9 - Teodoro D'Amici in preghiera. A sinistra del muro, il pilastro di sostegno che imbracherà il muro, per proteggerlo dal rischio di un eventuale cedimento o crollo. Si notano i ferri, in alto, sul pilastro, in quanto il lavoro non è ancora stato ultimato.
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Dobbiamo ad uno dei “Servi” la preghiera di affidamento alla Madonna di Jaddico. Alberto Del Sordo, mi dice che in un momento di ispirazione, chiede, “un lapis”, alla moglie, e di getto scrive, senza correggere, quella che sarà la preghiera di affidamento.

Con questa preghiera i servi mettono nelle mani della Madonna la loro stessa vita, e sono sicuri e sono certi, di ottenere in questo modo la vita eterna.

Questa preghiera, verrà poi, approvata dall’autorità ecclesiastica.

Ancora una volta, in questa preghiera si nota il desiderio di essere Servo di Maria. “Senza la tua luce mi perderei e diverrei servo del peccato, ed invece non desidero che essere servo tuo.”

La parte finale di questa preghiera, verrà utilizzata nella foto ricordo di Teodoro D’Amici:

Foto 10 – Foto ricordo di Teodoro



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