sabato 27 gennaio 2024

Primo pellegrinaggio mensile del nuovo anno 2024. Oggi anche giorno della Memoria.

27 gennaio 2024 preghiamo insieme con i nostri fratelli in pellegrinaggio al Santuario Maria Madre della Chiesa Jaddico.
🙏❤️❤️🙏
Oggi ricorre il giorno della memoria, ci fermiamo un momento per riflettere e pregare, di seguito una riflessione.
🙏🙏CARISSIMI/E,
auguro a tutti una buona giornata e un buon fine settimana, che coincide con *il giorno della memoria*, istituita in Italia nel 2000 per ricordare il giorno in cui nel 1945 l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz.  
Una riflessione sugli *orrori del passato* fa sempre bene, anche ai nostri giorni. Buona lettura. Un cordiale saluto. Don Giorgio 

*IL GIORNO DELLA MEMORIA:* PARLARE DELLA SHOAH A SCUOLA
ll Giorno della Memoria è una giornata internazionale indicata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2005 per ricordare la *Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico, e tutti i deportati nei campi nazisti* (già introdotta in Italia con la Legge n. 211 del 20/07/2000).
Ricorre il 27 gennaio giorno in cui nel 1945 l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz.  
Lavoriamo affinchè bambine, bambini e ragazze e ragazzi imparino *l’importanza del fare memoria di uno dei periodi più bui della storia umana* nel quale vennero assassinate milioni di persone: Ebrei innanzitutto, ma anche persone con disabilità, Rom e Sinti (il Porrajmos), omosessuali, oppositori politici, testimoni di Geova. È una ferita ancora aperta nella cultura occidentale. 
*IL RICORDO NON BASTA*
Servono momenti di riflessione anche con nuovi linguaggi per coinvolgere bambine, bambini, ragazze e ragazzi attorno ai temi dell’Olocausto, delle deportazioni, delle discriminazioni e della diversità che hanno segnato quel periodo e che ancora oggi devono essere ricordati, elaborati e discussi per affrontare con maggiore consapevolezza le insidie del presente.
Scrive Lia Levi nel bel libro "Il Giorno della Memoria spiegato ai miei nipoti":
"Ricordare non basta, il ricordo non resta lì per sempre. A volte ci si emoziona per un attimo e poi tutto vola via. Perché resti, questo è il punto, *il ricordo si deve trasformare in memoria.* Memoria è quando i ricordi sono diventati mattoncini del nostro oggi. Noi siamo qui e rappresentiamo il presente, lo sappiamo, ma senza il passato non avremmo senso, saremmo una scatola vuota."
E ancora racconta di come sia utile *parlare cercando di non spaventare, cambiando tono e tipo di discorso a seconda dell’età,* e conclude così: "C’è bisogno di qualcuno che in un preciso momento ti dica: *Alt! Fermati un attimo per sentire e pensare.* Certo, non solo un giorno obbligato, quindi sì al giorno della memoria, ma anche sì alla memoria tutti i giorni". 

*COME PARLARE DELLA SHOAH A SCUOLA*
Ecco alcuni suggerimenti per parlare della Shoah e per portare in aula attività stimolanti in vista del Giorno della Memoria:

*Privilegiare le parole rispetto a immagini e film,* perché non si insinuino nella mente e nel cuore di qualche alunna o alunno sentimenti di incredulità o di depressiva impotenza, ed enfatizzare la positività di chi con coraggio ha aiutato le persone perseguitate.

*Incontrare persone che hanno vissuto quel periodo è sempre l’esperienza più ricca e bella anche se via via più difficile.* L’insegnante dovrà tenere conto della enorme distanza culturale tra i bambini e gli adolescenti di oggi e coloro che hanno vissuto quelle drammatiche esperienze. L’incontro anche “solo” on line, potrà essere molto proficuo. 

*Leggere e far leggere libri, racconti, poesie sul tema.*

*Cercare materiale come diari, documenti, registrazioni di interviste che aiutino a contestualizzare la vita quotidiana,* le leggi (come le leggi razziali) e le loro disastrose conseguenze, presso associazioni di settore e le Sinagoghe, ma anche negli archivi delle scuole.

*Intervistare persone vicine, a partire dai familiari*. “Cosa sai della Shoah. Da chi l’hai saputo?”

*In classe si può allestire una mostra,* preparare una presentazione in PowerPoint, scrivere un libro collettivo, ecc.

Si può pensare ad una *qualche forma di manifestazione visibile sul territorio* (flash mob, iniziative con le biblioteche e/o con le associazioni con le quali si collabora, disegni e/o testi su cartelloni da esporre all’entrata dei plessi, ecc.).

Pressoché tutte le proposte didattiche possono essere svolte a piccoli gruppi, ognuno dei quali poi relazionerà al resto della classe.

Importante *“uscire dalla classe e dalla scuola”*, ponendosi nella prospettiva che gli studenti presentino ad un pubblico più ampio ciò che si è realizzato, le considerazioni emerse, le consapevolezze raggiunte, il processo seguito.

Si potrebbe realizzare una rappresentazione, anche prendendo spunto da opere letterarie oltre che da quanto “scoperto”. 

Insomma tutto perché tutte e tutti comprendano che possiamo *fare qualcosa di positivo perché ciò che è stato così terribile non succeda mai più.*

*RIFLETTERE, FARE, FAVORIRE IL PROTAGONISMO*
Favorire una riflessione condivisa tra generazioni anche su questo delicato tema è compito non facile ma indispensabile, soprattutto in un periodo come questo nel quale troppo spesso emergono semplificazioni eccessive quando non veri e propri revisionismi e distorsioni della verità. Certamente senza retorica  né paternalismo, contestualizzando gli eventi, usando i materiali più adatti. Si deve porre la giusta attenzione al fine di impedire che, soprattutto nelle/gli adolescenti, sorga un "desiderio di rifiutare l’intollerabile: per un essere umano in formazione, incerto della propria identità e del futuro, *è difficile accettare che il mondo che lo attende includa la possibilità di un simile orrore."* Come scrive Carla Melazzini in "Insegnare al principe di Danimarca".

martedì 23 gennaio 2024

23 gennaio 2963 dal diario di Giuseppina Cassano

Dal diario di Giuseppina 23 gennaio 1963
Dal diario di Giuseppina, moglie di Teodoro D'Amici. 

Giorno 23 gennaio 1963
Teodoro sogna di essere l’organizzatore di una grande festa che si teneva in una vasta sala. Molti erano gli invitati che accorrevano, e molti di essi giungevano senza alcun invito. Teodoro cominciava perciò a preoccuparsi temendo di non poter accogliere tutti. La sala infatti cominciava a gremirsi di gente tanto da non poterla più contenere agevolmente. In quel mentre al centro della sala, si fece notare una signora che parlando dolcemente a Teodoro disse: "Come mai non hai saputo regolarti nel prendere questo locale? Molta gente è ancora fuori che attende di entrare e molte altre persone verranno ancora anche dall’estero, come faranno ad entrare?"
Il giorno dopo, al mattino, Teodoro raccontò ai suoi familiari e ai suoi più vicini amici di Jaddico, il sogno che aveva fatto, poiché non riusciva lui stesso a dare una giusta interpretazione del sogno. Quella stessa mattina Teodoro si recò con alcuni suoi amici alla Curia Arcivescovile per dire loro che le fondamenta dell’erigenda Chiesa erano state ultimate e che presto avrebbero iniziato con la costruzione delle pareti perimetrali. Nell’osservare il progetto che Teodoro aveva presentato, la Curia ebbe da ridire sulla posizione del quadro della Madonna rispetto alle fondamenta, in quanto un domani a costruzione ultimata della Chiesa, detto quadro non sarebbe risultato al centro di essa. Mortificato per la grande spesa già sostenuta Teodoro decise nuovamente di rifare le fondamenta annullando le precedenti. Con le nuove fondamenti il quadro della Madonna fu posto a centro di esse ed inoltre così facendo la chiesa venne ad essere più spaziosa.
❤️🙏❤️❤️
Considero profetico questo sogno
Voglio sperare che in futuro la chiesa di Jaddico si riveli piccola, tanto da non poter contenere tutti i fedeli e pellegrini.
Mi aspetto grandi cose dall'acqua di Jaddico. "Verranno anche dall'estero."
Non è detto, è sicuramente sarà così, che noi vedremo tutto questo, io per primo.
Gli stessi Servi fondatori tanto non hanno potuto vedere. Il primo di loro, Mario Consales, che per me è la persona di riferimento assieme ad Alberto Del Sordo e naturalmente Teodoro, non ha visto nemmeno il convento che ospita i Padri Carmelitani.
All'epoca non era prevista nemmeno la casa di spiritualità della quale si iniziò a parlare solo nel 2000, anno "giubilare".
Quanto gli antichi Servi non hanno visto!
Quanto noi non vedremo!
"Non sai che verranno anche dall'estero?"
Si sono visti i primi arrivi, ma è solo un seme.
E le fondamenta.
Alberto Del Sordo fece notare a Teodoro che le fondamenta erano state scavate in maniera sbagliata.
Teodoro si arrabbio'.
Una iniziale previsione prevedeva la costruzione di una cappella, (cercherò di trovare una foto di questa primissima idea), invece ora si scava per costruire una chiesa, invece ora viene fuori che le fondamenta sono sbagliate, per cui gli scavi delle fondamenta di sinistra per chi entra in chiesa vengono chiuse e le fondamenta di sinistra vengono fatte ancora più a sinistra. Solo così l'affresco della Madonna con il Bambino viene al centro della chiesa.
Per tutto questo Teodoro va in Curia e li gli confermano che l'oggetto di culto, cioè che la Madonna, va posta al centro.
La spesa aumenta. Tutto aumenta.
Ora la chiesa diventa più larga, la profondità rimane la stessa.
E nonostante tutto "non sai che verranno anche dall'estero?".
(Invierò un breve articolo con il disegno della fondamenta che molti anni fa uscì si "Senza colonne".

giovedì 18 gennaio 2024

Riflessione e preghiera: dal diario di Giuseppina, moglie di Teodoro D'Amici

Grazie Mamma Celeste che ci incoraggi sempre e ci fai sentire tutti figli tuoi 🙏❤️🌹
🙏❤️❤️❤️🙏
Dal diario di Giuseppina Cassano, moglie di Teodoro D'Amici.
❤️🙏🙏🙏❤️
- Giorno 18 gennaio 1963

Teodoro sogna di recarsi a Jaddico alle dieci di mattina.

Strada facendo sulla strada principale del rione Paradiso (che porta a Jaddico), vede una signora che a piedi si dirige nella sua stessa direzione. Dopo averla superata, dallo specchio retrovisore si accerta che fa la sua stessa strada. Pensa di rallentare ed aspettare, per chiedere se avesse bisogno di un passaggio. Appena giunta, le chiede se vuole un passaggio che la signora accetta, per cui la fa sedere affianco a lui. Mentre proseguono con la macchina la signora dice a Teodoro: "Sai figlio mio, da questa parte mi stanno costruendo una casa. "Teodoro le risponde: "Stia attenta che alcuni muratori sono un po' imbroglioni." E la signora: "Chi mi sta facendo la casa è una brava persona, segue sempre da vicino tutti i lavori. "Teodoro le racconta che anche lui, da quelle parti, stava costruendo. Si trattava di una chiesa e aggiungeva: "Speriamo che la Madonna mi dia la forza e la possibilità di finirla." La signora appoggiandogli la mano sulla spalla: "Non ti preoccupare figlio mio, tu credi che la Madonna non ti aiuterà? Ovunque andrai ti proteggerà, ed il suo aiuto non ti mancherà mai." Arrivati al bivio Teodoro ferma la macchina e dice alla signora: "Io vado per questa stradetta, vuole scendere qui?" La signora risponde che prosegue con lui. Arrivati vicino all'ingresso della chiesa, dove è posta la protezione di legno, dove trova riparo chi la sera va a pregare a Jaddico, Teodoro scende dalla macchina, e dopo avervi girato intorno va per aprire lo sportello, ma nota con sorpresa che la Signora non c’è più.
🙏🙏🙏❤️❤️❤️🙏🙏🙏
Riflessioni dal gruppo WhatsApp Servi della Madonna di Jaddico
❤️❤️❤️🙏🙏🙏❤️❤️❤️
Da Tonino....
Il Concilio Vaticano II, che nel 1965 si chiude, jmette in risalto la figura di Maria in quanto Madre della Chiesa, quindi madre di tutti noi.
Tutto questo viene anticipato in quello che è stato considerato il "testamento di Gesù"
Già Gesù nel momento in cui si trova sulla croce, a Giovanni che sta in compagnia di Maria, dice "questa è tua madre".
Nel sogno che Teodoro fa, che precede la chisura del Concilio, la Signora seduta accanto a lui, che poi si rivela essere la Madonna, rivolgendosi a Teodoro, dice "figlio mio", quasi che questa fosse la prefigurazione di "Maria Madre della Chiesa", quindi madre di tutti noi, e madre di Teodoro. 
E perché, a sole quattro ore dalla chiusura del concilio, non dare a Jaddico, come poi si fece, il titolo di Santa Maria Madre della Chiesa?
Ecco perché si ritiene che Jaddico sia la prima chiesa "al mondo" che è stata dedicata a Maria Madre della Chiesa.
🙏🙏❤️🙏🌹🌹🌹🌹❤️❤️
Da Carmelo
........: A volte le parole giungono al momento giusto, quello in cui abbiamo la capacità di accoglierle intimamente in pienezza. Ed, oggi, dal racconto fatto da Tonino e dalle parole della nostra Madre Celeste : " non ti preoccupare, figlio mio" ed ancora " il suo aiuto non ti mancherà mai", - traggo motivo di rinnovata Speranza  e guardo con fiducia all'Amore Misericordioso di Dio. Sì, è come se in questa mattina di gennaio fossero state rivolte a me, che lotto per recuperare un poco di salute e serenità di spirito. Ringrazio tutti per le vostre preghiere e vi abbraccio fraternamente in Cristo Signore. La Vergine Santa ci benedica e protegga!
🙏🌹🌹🌹❤️❤️❤️🌹🌹
Da Tonino. ...
E nel leggere il sogno quanto mi piace oltre a
- "Sai figlio mio"...... 
anche
- "Chi mi sta facendo la casa è una brava persona
- e la signora appoggiandogli la mano sulla spalla: "Non ti preoccupare figlio mio...

mercoledì 10 gennaio 2024

Ciao Roberto Dorosi: Testimonianza di una conversione

Il nostro fratello Roberto è ritornato alla Casa del Padre. A quanti lo hanno conosciuto, ai parenti ed amici il nostro Grazie per la sua autentica Conversione. La nostra vicinanza e preghiere alla famiglia e agli amici 🙏❤️
Riportiamo la notizia dal gruppo Servi della Madonna di Jaddico. Da Tonino D'Amici un " Paginone" di commovente riflessione .
🙏❤️🙏🙏🙏❤️🙏
ROBERTO DOROSI 
Ha passato gli ultimi 4 anni, sicuramente olanche di più, in un letto del Focolare.
"Non parlamenti di Dio se no perdiamo l'amicizia" diceva, invece poi Dio l'ha conosciuto e la sua è stata una bella conversione.
Comperava coralli di diversa forma e colori e ne faceva coroncine del rosario, le faceva benedire e le regalava.
Ha testimoniato Dio, "credeteci perché è vero", diceva.
Tante volte è venuto a Jaddico a dire il rosario delle 23.00, ma eravamo già in cinque in macchina e allora con disinvoltura pur di venire prendeva posto nel portabagagli.
Il nostro Antonio Vincenti con Pino Bianco lo andavano a trovare al Focolare e gli portavano il sacramento della Comunione.
Io ero "lu lazzaroni" perché non andavo più da lui a causa della mia fragilità e del Covid che mi aveva bloccato per 14 mesi senza più uscire da casa.
Ha sofferto tanto, ha scontato i suoi peccati e di tanta sofferenza ne possono beneficiare anche altre anime.
È in Paradiso.
🙏❤️🌹
Questa pagina, per la verità un paginone, ci parla di Roberto Dorosi, ma sopratutto andando avanti nella lettura ci rendiamo conto che lui è il veicolo che ci consente di raccogliere una testimonianza su Jaddico e su Teodoro.
Se vorrete leggerla sarà bene che vi sediate.
Alcuni di voi la conoscono già:
🙏❤️❤️❤️🙏❤️❤️❤️🙏❤️❤️❤️🙏
Scindi abbasciu, ca tagghia squartari la panza”
(e non solo)
Spesso il Signore mette sulla nostra strada persone dalle quali c’è tanto da imparare, tanto da ascoltare e anche, quando siamo capaci di farlo, di dare loro qualcosa.
Io non ero così, mi dice Roberto Dorosi, le persone che mi conoscevano mi chiedevano se mi era successo qualcosa e quelli di casa erano molto preoccupati perché non ero più io.
Avevo conosciuto un amico e, attraverso di lui, altre persone che mi avevano fatto capire l’importanza della preghiera, e mi avevano anche insegnato a pregare.

Il mio linguaggio era ricco e colorito, e le parolacce, ma soprattutto le bestemmie, erano un intercalare con le quali, spesso con rabbia, condivo ogni mia frase. Più bestemmiavo e più mi sentivo bene, quasi stessi mangiando pasta culla carni. Per dirla in breve, quando ero arrabbiato min di scia di capu e mi assianu li veni an canna (me ne andavo di testa, fino a vedersi sporgere le vene del collo), e quando a Natale tutti baciavano il Bambino, io lo sputavo.

Avevo sfidato Dio, a lui avevo detto: “Se è vero che esisti, scindi abbasciu, ca cu nnu curtieddu tagghia squartari la panza” (scendi giù, che con un coltello ti devo aprire la pancia)”.

“Ma cosa ti è successo, non stai bene?” mi chiedevano quelli che mi conoscevano.

Quelli di casa non osavano farmi domande, e cercavano di trovare una risposta interpellando le persone che io frequentavo: è scemu, è diventatu fessa, commentavano tra loro, ed erano preoccupati, perchè siccome avevano intuito qualcosa pensavano fossi stato plagiato da qualcuno, circuito da una setta.

Tutti notarono subito un cambiamento in me. Era cambiato il mio modo di parlare, non mi sentivano nemmeno più bestemmiare, ed anche i miei modi di fare erano cambiati.

Una trasformazione che stupiva e sorprendeva anche me.

Avevo accettato Dio come Padre, e assieme ad altre persone avevo iniziato a pregare con quelle preghiere che nemmeno più ricordavo, perché non facevano più parte della mia vita. Ma soprattutto gli altri pregavano anche per me. Ora, quando si presentava l'occasione, parlavo agli altri di Gesù, della Madonna. Lo facevo a modo mio, così come io potevo. Le parole uscivano sole, perchè uscivano dal cuore. Le persone che mi ascoltavano si emozionavano, a loro dicevo che credevo, che Dio esiste e credetemi, è vero, credeteci.

Il mio divertimento, l’hobby che ormai da tanti anni riempiva, e tutt’ora riempie, il mio tempo libero è la pesca.

Ne ho pescato tanto di pesce, quintali. E mentre io pescavo i pesci per dare loro la morte, gli altri (i pescatori di uomini Mt. 4,19) hanno pescato me, il pesce più grosso, e mi hanno riportato alla vita.

Durante le giornate di pesca, quelli che prendevano posto dalle mie parti mi temevano, perchè quando arrivava il pesce io non capivo più niente, mi trasformavo.

E così, dopo tanti, tanti giorni di nulla, finalmente una giornata pescosa. Il pesce arrivava in abbondanza, ed era un cala e piglia.

Fu in questa circostanza che ad un nostro amico e vicino di panchina abboccò il pesce. Doveva essere enorme perchè lui non riusciva a tirarlo fuori dall'acqua per quanto era pesante, e questo pesce si dibatteva e si spostava sotto la nostra panchina, da destra a sinistra, da sinistra a destra, senza porre confini.

Grande euforia, “l'ho preso, l'ho preso”, gridava. Ma la lenza del nostro amico, a causa di quel pesce, iniziava ad accavallarsi alla nostra, e si correva il rischio che tutto si imbrogliasse e che saltasse una giornata di pesca, proprio quando bisognava pescare e tirare su.

E' stato in quel momento che, con il linguaggio degli occhi e con un movimento muto delle labbra, ho detto al mio vicino di panchina: “tagghia”. E immediatamente l'ordine venne eseguito, e la lenza di quell'amico fu tagliata.

“L'ho perso, l'ho perso” ora gridava, ma quando ha raccolto la lenza, ha visto che non aveva più il galleggiante e nemmeno gli ami, e subito ha capito che gli avevamo tagliato la lenza. Arrabbiato ci guardava con spirito indagatore per capire chi fosse stato, ma un rumoroso silenzio faceva tacere le bocche di tutti perchè, come ho già detto, mi temevano, e nessuno osava pronunciare il nome del mandante e nemmeno quello dell'esecutore”.
Conoscevo già da tanto tempo Roberto ma abbiamo iniziato a frequentarci in tempi recenti per aver pregato una sera assieme. Dopo di allora, un comune amico è stato il nostro filo conduttore, e di tanto in tanto ci siamo incontrati per essere andati assieme a piedi a Jaddico, per aver partecipato ad un momento di preghiera ed ultimamente per aver accettato da lui l'invito a pescare assieme ad altri cento, sulla diga di punta Riso.
Quì ho fatto amicizia con altri appassionati della pesca.

Ho conosciuto Rinu malitiempu, perchè quando arriva lui il tempo si mette al brutto; Miminu sparadrittu, perchè non lancia l'esca nel suo corridoio di mare, come fanno tutti, cioè di fronte a lui (così facendo si corre seriamente il rischio che si possa accavallare la propria lenza su quella degli altri); Ezio Kamikaze, perchè quando lancia la lenza, anziché tirare dritto, trasgredisce il principio di ogni regola, ed era come dire “a ci ccoghiu-ccogghiu”; Rocco, il più bravo, il migliore pescatore di tombarelli e lampughe, il braccio meccanico, così chiamato perchè instancabile lanciatore, pescatore intelligente perchè vede e studia il mare; Franco Amore, così chiamato perchè quando lui saluta, a tutti dice: “Ciao, amò”. Questo il motivo per cui, al mattino presto, mi capitava di sentire: “E' venuto Franco Amore?, nome e cognome.

Ed è così che alla fine di una mattinata di pesca, mentre con le bici si raggiungeva la macchina per rientrare a casa, Roberto mi dice: “Sai, a Franco ho parlato di te e del tuo papà. Gli ho detto che già ci conoscevamo e che con la preghiera abbiamo iniziato a frequentarci. Lui mi ha detto che ha da raccontarti qualcosa che ti farà piacere ascoltare, ma non voglio anticiparti nulla, perchè non voglio toglierti la sorpresa. Aspettiamo che sia lui a dirtelo”.

Franco Amore è un coetaneo, pensionato anche lui, e quando viene a pescare si sistema affianco a noi. Per la verità sono io, ultimo arrivato, che mi sono sistemato affianco a loro.

E' stato esattamente il giorno dopo, mentre tutti e tre stavamo pescando, anzi non stavamo pescando, perchè di pesci nemmeno l'ombra, che Roberto rivolgendosi a Franco ha iniziato provocato la conversazione.

“Si, ho conosciuto tuo padre -mi dice Franco-, era il tempo in cui, per lavoro, viaggiavo tanto, andavo a Milano, andavo in Svizzera. Devi sapere che in Svizzera, nella cittadina di Yverdon, conoscono il Santuario di Jaddico. Il parroco di una chiesa cattolica di quella cittadina, con il quale mi sono spesso fermato a parlare quando ancora lavoravo, quando ha saputo che venivo da Brindisi, mi ha chiesto se conoscevo il Santuario di Jaddico. Lui aveva letto la storia su una rivista religiosa che gli arrivava per posta, e ne era rimasto molto incuriosito”.

“Che lavoro facevi?”, chiedo a Franco.

“Il montatore meccanico” mi risponde, e continuando: “Tutti i viaggi li facevo in macchina, e per questo motivo, lungo il percorso mi fermavo a Jaddico per una preghiera da fare vicino alla Madonna, per chiedere protezione per me, per quel viaggio e sopratutto per la mia famiglia. Al ritorno di uno di questi viaggi mi fermai a Jaddico e, dopo essere entrato nel Santuario, mi spostai dietro il muro, dove c'era la statua della Madonna, perchè era lì che stava prima, e nel momento in cui mi misi in preghiera, per trovare maggiore concentrazione, poggiai il borsello sull'inginocchiatoio. Quando rientrai a casa fui subito preso dalle mille cose che bisognava fare, finchè mia moglie mi chiese dove avevo poggiato il borsello, perchè aveva bisogno di soldi di metallo per comperare qualcosa. “Sul mobile d'ingresso”, le risposi, perchè per abitudine io lo poggiavo sempre lì. “Ma sul mobile non c'è!, replicò mia moglie.

Cercai di ricostruire con la mia mente, finchè ricordai. Lo avevo lasciato a Jaddico, lo avevo poggiato sull'inginocchiatoio, e non lo avevo più preso con me.

Pensai subito di andare in questura a denunciarne lo smarrimento, ma era ormai passata un'ora e mezza da quel momento. All'interno del borsello c'erano i miei documenti, il mio passaporto e mezzo milione di lire, che era il compenso di quella trasferta fatta a Milano”.

Intuisco subito che non stiamo parlando di quattro soldi, per cui subito chiedo a Franco: “In che anno accade tutto questo?” Lui capisce bene la mia domanda, e mi risponde: “Tutto questo accadde nei primi anni ’70, per cui quella cifra corrisponde a molto più di 4.000,00 euro di oggi. (Siamo nel 2010). Qualcosa, nonostante tutto, continua Franco, mi spingeva ad andare a Jaddico, anche se non speravo più di ritrovare il borsello, o perlomeno la consideravo una speranza remota. Era passato troppo tempo. Appena arrivato a Jaddico raggiunsi il muro e ci girai intorno, guardai dappertutto, ma il borsello non c'era.

Sta cercando qualcosa?”, mi disse una voce che veniva dalle mie spalle. Mi girai. Era il tuo papà.
“Si, ho scordato un borsello, proprio qui”.
“Di che colore era?
“Marrone”.
“E il suo nome qual è?” continuò tuo papà.
“Mi chiamo Franco Amore”
“Venga con me”, mi disse con un tono di voce molto accogliente.

Andammo in una stanza lì accanto, appena dietro il muro. La porta era già aperta, uno spesso panno faceva da tenda, lo spostò e da lì prese il mio borsello e me lo consegnò.

Non speravo di ritrovarlo, lo aprii e da quei soldi, c'erano tutti, presi un pezzo da cinquantamila che mi affrettai a dare a tuo padre, e lui: “No, non a me, se vuole può offrirlo alla Madonna”.

E' passato del tempo dai fatti appena narrati, ma anche da quando sono stati narrati questi fatti.

Ora Roberto, sfruttando la sua abilità nel fare i nodi da pesca, confeziona coroncine del rosario. Le fa benedire e le regala. Questo il suo modo di evangelizzare.

Franco Amore, invece, ci ha finalmente svelato il suo cognome, si chiama Franco Napoletano. Franco, come sappiamo, ha conosciuto mio padre Teodoro e ama pregare la Madonna. Per questo motivo, ogni volta che lo incontro, mi chiede sempre maggiori dettagli che riguardano i fatti prodigiosi accaduti a Jaddico.

Di recente, con gioia, mi ha confidato: “Ora finalmente, ora che dietro il muro è stato sistemato il quadro dove si vede la Madonna che appare a Teodoro, posso ancora pregare davanti a Lei, come ho già fatto tanti anni fa.
Del tuo papà ricordo ancora il tono della voce che mi dice: “Scusi, sta cercando qualcosa?”
Franco Amore altri non è che Francesco Napolitano.

Mostra Titolo del Post in evidenza

Accadde il 25 aprile 1963

Dal diario di Giuseppina Cassano, moglie di Teodoro D'amici - Giorno 25 Aprile 1963 ""      Come tutte le sere immancabilmente...