martedì 14 gennaio 2025

GIUBILEO DELLA SPERANZA

LA SPERANZA NON DELUDE MAI


Brindisi, 1 gennaio 2025


    Passano 25 anni e finalmente si apre un nuovo anno santo.
Si apre così la Porta Santa. Le mani del Papa, che rimane seduto sulla sua carrozzella, la spingono, un aiuto non manca, e la Porta si apre.

Siamo nel nuovo anno, un anno giubilare, il Papa ci consegna una lettera, una lunga lettera dove ci parla della speranza, una speranza che non delude mai. Una speranza di amore e di perdono.

E allora la speranza, la speranza di rimanere sempre con gli occhi aperti per entrare nel mistero di Dio e per noi in quello di Jaddico.

    Io sapevo tutto, che bisogno avevo di fare domande su ciò che a Jaddico era accaduto. Alle illuminazioni del muro c’ero stato, respiravo l’aria di incenso che era diffusa in casa nostra, i commenti di mia madre li conoscevo tutti, cosa mi sfuggiva? Non avevo nulla da chiedere e invece ora quante domande!

    Secondo la concezione dell’epoca, Dio si trovava nell’alto del cieli ed era circondato da sette angeli, chiamati gli angeli del servizio, i quali lo lodavano e lo glorificavano, ma adesso chi è che glorifica Dio?, non più i superangeli, ma i pastori impuri e peccatori, i quali si allontanano da Gesù dopo averlo contemplato nella mangiatoia.

    Proprio lui doveva vedere la Madonna?, se mi avessero detto che aveva visto il diavolo ci avrei creduto. Tutto questo tanti anni fa, in quei primi anni, han detto di Teodoro che in questo momento, per noi, indossa i panni dei pastori.

La Madonna si rivolge ad un peccatore, forse Teodoro non disdegnava dal poggiare lo sguardo su una bella ragazza.

Per certo invece non potevi fargli un torto perché te lo ricambiava.

    Il giorno di pasquetta, quando ero ancora alto un metro, io ero seduto sul serbatoio della ISO-moto di Gino Piscopiello, mio cognato, quello della luce senza ombre. Un carabiniere ci ferma e ci fa la contravvenzione. Non servirono a nulla tutte le parole che pronunciò Teodoro che ci seguiva con la sua Vespa 125 color panna. Il carabiniere quella multa la fece.

Ebbene come va servita la vendetta?, non certamente con la foga e la rabbia, ma con calma e il tempo.

E così fu, Teodoro era diventato l’ombra di quel carabiniere e con calma e al momento giusto trovò il pretesto di restituirgli la cortesia.

Ma continuiamo a parlare del vecchio Teodoro.

    Noi di casa sapevamo che Teodoro da ragazzo aveva tirato di box, fece dei buoni incontri, con buoni risultati, ma dopo aver fatto un incontro e averle prese di santa ragione, decise che la box non era per lui.

Decisi così di andare a casa di Rino Giudice, il quale aveva tirato di box, aveva combattuto anche in Inghilterra. Aveva buona memoria, una memoria vivace, mi parlava dei ganci e dei montanti dati e subiti, ma io volevo sentire i ricordi che lui aveva su Teodoro.

E così ci parlò di ciò che era accaduto intorno al 1942, ci parlò della voce che circolava su Teodoro, testimonianza unica e sola, che purtroppo non ci è stata confermata da altri. Una testimonianza che riporto solo per la fiducia che ripongo in questa persona.

All’interno di un forno, Teodoro è presente, c’è un soldato tedesco, il quale si rivela arrogante e scostumato nei riguardi dei presenti. Quando la situazione degenera Teodoro non ne può più e gli tira uno schiaffo.

Perchè, chiedo a Rino, uno schiaffo e non un pugno, visto che Teodoro sapeva muoversi sul ring.

Quel tedesco, disse Rino, non valeva niente, la sconfitta con un pugno per lui sarebbe stato troppo onorevole, troppo da uomini. Meritava solo uno schiaffo.

Questo è Teodoro, questa è la persona che la Madonna ha scelto per portare avanti il suo progetto.

Teodoro, come i pastori, un peccatore, ma come i pastori è semplice, umile ed è senza complicazioni. E’ schietto, ha un’unica parola.

    Ed ora lo abbiamo detto si è chiuso un anno e se ne è aperto un altro.

Il nuovo, le novità, fanno sempre un po' di paura.

Se vogliamo goderci i botti di capodanno, allora rimaniamo a casa, se invece accettiamo il nuovo allora, questo vale per il 31 dicembre 1962, è il caso di andare a Jaddico.

Questo è quello che fece Antonio Consales.

Antonio Consales non avrebbe mai pensato di venire a Jaddico a pregare con quelle persone. Era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare; ma siccome l'invito gli arriva dai suoi due fratelli che stima moltissimo, lui aderisce e va a Jaddico a pregare con loro.

Quel giorno è il 31 dicembre 1962 e la chiesa è già avanti nella costruzione.

             

1963. La chiesa è in costruzione. A breve il completamento della copertura della chiesa. I tufi che si vedono a sinistra ci portano indietro al momento delle fondamenta. Nessuna offerta era stata mai chiesta e questo lasciava intravedere la serietà e la buona fede dei "Servi della Madonna", per cui un fedele prese l'iniziativa di far arrivare a Jaddico un camion e rimorchio pieno di tufi.  

Teodoro aveva però promesso alla Madonna che lui personalmente si sarebbe impegnato alla costruzione della chiesa, almeno fino al completamento del rustico, per cui pur ringraziando quel fedele rispedì indietro il carico.


 La preghiera si protrae sino a mezzanotte e oltre. Si sentono i botti con i quali si festeggia l'anno nuovo.

Dopo mezzanotte la Madonna si rivela con la sua Luce e Antonio Consales, all'una e mezza di notte, dopo aver fato l’esperienza del divino, finalmente rientra a casa.

Quelli di casa sono in piedi, non prendono pace, lo stanno aspettando, sono preoccupati, perché a quell'ora non era ancora rientrato.

Queste le parole che ci riferisce Aida, la figlia di Antonio: "Il suo viso, il suo volto sprizzava felicità.

Poche ore prima, alla fine del Rosario, ha visto il muro illuminarsi. Ha visto la Luce.

Non era più lui. In casa lo conoscono come una colonna, come una persona forte alla quale appoggiarsi, invece ora rivela tutta la sua fragilità. E’ incredibile il modo con cui si coglie la sua immensa felicità.

In quel momento Antonio ha descritto il fenomeno e, mentre lo fa, piange come un bambino.

Una Luce che non ha né una origine, né una fine, una Luce che avvolge il muro. Della Luce non si vedono i confini.

Questo raccontò, era una Luce diafana, incredibilmente trasparente, di smisurata intensità.

Antonio Consales è la persona che per Jaddico aveva avuto i contatti con il Generale Camicia, il quale era proprietario di un triangolo di terreno che si affacciava sul piazzale di Jaddico.

Antonio lo chiamava mattina, mezzogiorno e sera.

E ancora mattina mezzogiorno e sera, e gli chiedeva la vendita di quel pezzo di terra, ma la risposta era no. Un no secco, un no deciso.

Finchè un giorno a casa di Consales arrivò una telefonata, era il generale Camicia, che dopo aver chiesto di Antonio, parlando con lui, con tono fermo e deciso, gli disse: “Io il terreno non ve lo vendo, ve lo regalo!”







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